Disabilità e Salute

INCLUDERE SI PUÒ – UN MONDO CHE ESCLUDE NON PIACE A NESSUNO

Il nostro lavoro per costruire una società più inclusiva per tutti attraverso corsi di formazione, attività ludico-didattiche e sensibilizzazione.

 

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Più di quattro anni fa a Terracina (LT) una nostra collega, insieme ad un gruppo di amici, ha deciso di fare qualcosa di concreto per migliorare la condizione delle persone con disabilità. Grazie a Dokita e ad un bando della Regione Lazio in pochi mesi è stato possibile avviare l’iniziativa “Natur-Ability: percorsi di inclusione a favore di giovani con disabilità nel territorio dell’Agro Pontino”.

Con il progetto Dokita garantiamo un’attenzione a tutto tondo ai ragazzi disabili facendoli integrare nella vita sociale con l’obiettivo di promuovere percorsi di inclusione socio-lavorativa in un’area della regione così ricca dal punto di vista storiconaturalistico e così fortemente caratterizzata da gravi deficit nell’erogazione di servizi basilari alle persone con disabilità. L’obiettivo principale del progetto è stato fin dall’inizio quello di ridurre il grado di emarginazione sociale dei ragazzi con disabilità del territorio e promuovere percorsi di inclusione sociale a loro favore.

Diverse sono state le attività intraprese:

• percorsi di “terapia occupazionale” con attività formative in materia di tecniche agricole e di allevamento con lo scopo sviluppare la capacità di agire del disabile, il miglioramento della sua salute e della qualità di vita, facilitandone la partecipazione alla società.
• laboratori di produzione e trasformazione di prodotti alimentari (confetture, sott’oli, sott’aceti, conserve, etc.), valorizzando prodotti tipici della tradizione gastronomica del territorio pontino.
• Realizzazione di un docufilm sul progetto e di alcuni spot di sensibilizzazione sulle tematiche trattate.

Tutte le attività sono avvenute sotto gli occhi attenti dello staff di progetto: responsabile, psicologa, psicoterapeuta, educatrice, formatore, tutor, assistenti.

In questo articolo vogliamo parlarvi in particolare di un’attività svolta dai ragazzi che ha riscosso un grosso successo sui social. Parliamo dello spot di sensibilizzazione sull’inclusione scolastica di ragazzi con disabilità sensoriale (sordità e cecità). Quello che abbiamo voluto far notare è che la capacità di una società di includere i propri membri più vulnerabili e svantaggiati passa attraverso semplici accortezze come, nell’esempio dello spot, la possibilità di inserire nelle classi un insegnante che conosca la lingua dei segni.

La disabilità è un fenomeno relativo, non assoluto, nella misura in cui una persona è considerata tale a seconda delle barriere, fisiche, culturali e mentali che la società stessa crea o abbatte al fine di rendere la propria comunità più inclusiva e accogliente.

Lo spot, in soli trenta secondi, ci racconta questo: un ragazzo normodotato, arriva in ritardo a scuola, entra in classe e, nel vedere l’insegnante usare la lingua dei segni, non riesce a capire nulla a differenza di tutti i suoi compagni “disabili” che invece capiscono benissimo ciò che la professoressa sta spiegando. A questo punto il ragazzo in difficoltà diventa proprio il normodotato.

Guarda subito lo spot: CLICCA QUI

 

 

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TESTIMONIANZE

“La cosa bella dello spot è stato notare come tutti siamo diversi. Il sentirsi “normale” in realtà dipende dal contesto ed è proprio questo che abbiamo fatto capire ai ragazzi: siamo tutti diversi con le nostre unicità, potenzialità e limiti.” “Lo spot mostra come, con un piccolo accorgimento, ossia la prof specializzata nella lingua dei segni, è possibile includere tutti.” (Sara – Prof dello spot)

“La cosa che mi è piaciuta di piu dello spot è che ti fa capire come è davvero semplice includere tutti. Lavorare con questi ragazzi simpaticissimi è stato emozionante e stimolante. In un certo senso siamo tutti un po’ particolari, io stesso faccio parte dei ragazzi con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) essendo discalculico” (Gabriele – Attore dello spot)

“Ho trovato un clima davvero familiare, ci siamo divertiti e le ore delle riprese sono volate. Di questa giornata porterò sempre dentro il clima, le risate e i volti dei ragazzi” (Alessandro – Attore dello spot)

Bimbo Migrante

MIGRANTI DISABILI, I DOPPIAMENTE INVISIBILI

Le discriminazioni alle quali sono sottoposti gli immigrati nei vari ambiti della vita sociale sono ultimamente divenute strutturali e addirittura “legali”, a causa dell’adozione di veri e propri modelli di segregazione sociale e occupazionale degli stranieri e a causa delle normative nazionali e locali (dai “pacchetti sicurezza” alle ordinanze di certi Enti locali) che formalizzano una vera e propria emarginazione squalificante, che li tiene strutturalmente schiacciati, preda della criminalità e dello sfruttamento.

In questo articolo abbiamo voluto approfondire la tragica situazione riguardante quella parte di popolazione immigrata che è inoltre costretta a combattere con alcune forme di disabilità; questo per poter constatare i processi di esclusione derivanti da un doppio stigma sociale. Sebbene i dati sul fenomeno siano ancora poco conosciuti e indagati, l’attenzione verso i migranti con disabilità è sicuramente cresciuta negli ultimi anni. Il dibattito internazionale ha tracciato i princìpi su cui basare gli interventi verso queste persone permettendo di offrire, da un lato, un’opportuna tutela dei diritti umani, dall’altro, ha definito gli elementi tecnici su cui operare, attraverso linee guida precise e puntuali. Se questo è il quadro internazionale, la ricaduta in termini di pratiche nazionali è ancora lontana dall’essere soddisfacente.

Scarsa è la competenza di chi opera nel settore, restano ancora lontani dall’essere risolti gli elementi essenziali su cui intervenire: accessibilità dei soccorsi e delle accoglienze, rispetto dei bisogni e dei diritti specifici, capacità di garantire eguaglianza di opportunità e non discriminazione, sostegno alla piena inclusione.

Il “distanziamento sociale”, parola che è stata sulla bocca di tutti nell’ultimo anno e mezzo per contrastare l’inatteso dilagare su scala mondiale del Covid-19, in Italia è stata una pratica abbondantemente messa in atto nei confronti degli immigrati da molto prima dell’avvento della pandemia, contagiando la mentalità e il clima sociale e culturale; un distanziamento che si è tradotto in una tendenza a tenerli quanto più “fuori” dai nostri ambiti di vita e a renderli il più possibile “invisibili”. La legislazione nazionale sull’immigrazione non ha infatti provato a gestire l’immigrazione in maniera costruttiva come invece è stato fatto in altri paesi europei.

 

mamma migrante

MA QUAL È LA CONDIZIONE DEI MIGRANTI CON DISABILITÀ?

L’invisibilità delle persone migranti con disabilità si è consolidata nel tempo agli occhi dei cittadini italiani. Invisibili nei temi connessi allo sviluppo, invisibili nelle battaglie che le associazioni fanno per la promozione e tutela dei diritti, invisibili nella condizione giornaliera di persone soggette a limitazione alla partecipazione alla vita di comunità a causa di ostacoli, barriere e discriminazioni. Sono donne e uomini, ragazze e ragazzi che spesso diventano disabili durante le mille insidie che accompagnano i loro viaggi di arrivo nel nostro paese: attraversare deserti, montagne, mari implica un incredibile stress e immensi rischi; essere sottomessi a violenze e abusi, soprattutto le donne, sottostare a pratiche disumane nelle carceri e nei centri di raccolta di alcuni paesi nord africani, come la Libia; dipendere da trafficanti di esseri umani crudeli e spietati, dipendere da persone che vivono in Italia che le utilizzano per lavori in nero e sottopagati o per la prostituzione.

Le condizioni che producono violenze, le situazioni che colpiscono la loro dignità di persone, i continui ricatti a cui sono sottoposti per sopravvivere producono traumi forti e profondi che colpiscono la loro salute mentale, innescando processi di turbamenti dell’equilibrio psicofisico spesso irreversibili. Discriminati come migranti, invisibili come persone con disabilità. La condizione perciò è complessa, perché alla discriminazione derivata dalla loro condizione iniziale di non essere cittadini italiani (e quindi di veder violati i loro diritti umani nella possibilità di accedere al suolo italiano o, a volte, alle acque di competenza del nostro stato), si mescola lo stigma della loro provenienza nazionale, della loro appartenenza religiosa, del colore della pelle, delle tradizioni culturali e della differente cultura. Per cui la condizione di disabilità è spesso una caratteristica che andrebbe accertata fin dalla prima accoglienza al fine di poter programmare un intervento strutturato e disporre, di conseguenza, un percorso assistito in ambito sanitario, legale, abitativo, sociale, ecc. la persona sarebbe così individuata all’arrivo come portatrice di un’esigenza specifica e non più oggetto di ulteriori individuazioni in ogni fase del suo percorso migratorio in Italia, spesso con molti ritardi.

naturability

NATUR-ABILITY: UNA NUOVA STAGIONE, MA NON CAMBIAMO PROGRAMMA!

L’avventura di Natur-Ability è nata quasi quattro anni fa. Eravamo a Terracina (per chi non la conoscesse, una città della Riviera d’Ulisse che si affaccia sul Mar Tirreno proprio all’altezza delle isole pontine: Ponza, Ventotene, Palmarola e Zannone). Era l’autunno del 2016, periodo in cui per chi vive nelle città di mare, la carica energetica accumulata nella bella stagione chiede di essere riconvertita e messa in circolo per continuare ad alimentare con la sua linfa vitale anche le giornate più corte e buie. Ci siamo ritrovati così, semplicemente, intorno a un tavolo con un gruppo di amici, amici di amici, amici-parenti: ci siamo raccontati le nostre esperienze lavorative e associative al fianco delle persone con disabilità.

Erano tutte storie belle, di associazionismo, di generosità, di cura dell’altro, di respiro locale, nazionale e internazionale. Non ci conoscevamo già abbastanza, ma si capiva che qualcosa in più del semplice impegno filantropico ci univa e che se avessimo potuto lavorare assieme, probabilmente, saremmo stati in grado di mettere a frutto qualcosa di più grande della somma delle nostre attività.

Non è passato molto che l’occasione giusta ci si è presentata davanti: era un bando della Regione Lazio, finanziato da fondi europei, che si addiceva proprio al caso nostro. Abbiamo risposto con tutte le nostre energie: abbiamo dovuto lavorare molto, incontrarci sempre più frequentemente, fondere e modellare competenze già in campo e sogni da inseguire, incontrare autorità e istituzioni locali per comprendere un territorio complesso per mille aspetti, fra cui proprio quello sociale. Abbiamo cercato di capire come con le nostre limitate forze di enti del Terzo Settore avremmo potuto sopperire alle troppe carenze strutturali registrate nelle nostre zone di intervento della provincia di Latina (in particolare Terracina e Sabaudia).

Il risultato dei nostri sforzi è stato il progetto Natur-Ability: percorsi di inclusione in favore di giovani con disabilità nel territorio dell’Agro Pontino. Abbiamo dovuto aspettare fino al mese di settembre del 2017, ma finalmente la Regione Lazio ci fece sapere che la nostra idea era piaciuta e che nel giro di qualche mese (precisamente nel mese di marzo 2018) avremmo potuto iniziare a lavorare assieme! L’emozione era tanta, così come il lavoro che ci si profilava davanti. Non eravamo più un gruppo di “amici di amici”, ma partner di un progetto che ci avrebbe visto lavorare fianco a fianco per gli anni a venire…infatti, nel 2019 ci fu finanziata anche la seconda annualità del progetto, conclusasi solo lo scorso aprile, in piena emergenza COVID!

I nostri nomi erano Dokita onlus, Demetra, HAbitaTerra, Articolo Ventiquattro, ma i veri protagonisti di questa avventura sono stati Alessia, Antonio, Daniele, Enrico, Eric, Erica, Gabriella, Gianluca, Gianmaria, Jacopo, Karina, Lassana, Luca, Simone… Non sono certo mancati gli imprevisti e le difficoltà, come in ogni avventura che si rispetti, ma l’entusiasmo che abbiamo visto negli occhi dei ragazzi che hanno preso parte al progetto, la coesione del loro gruppo, la gioia con la quale hanno accolto ogni novità loro proposta sono stati il motore di ogni entusiasmante giornata trascorsa con loro così come della più fredda attività di programmazione e gestione del progetto.

Voi lettori, avete potuto seguire i tanti episodi di questa avventura raccontati di volta in volta su questa rivista, sui nostri social, nelle newsletter, sul nostro sito: i laboratori teorico-pratici in materia di tecniche agricole e di allevamento, di trasformazione dei prodotti alimentari, di educazione alimentare e cucina, di cura dell’asino e del suo habitat; e poi gli eventi pubblici di divulgazione del progetto, le attività di coinvolgimento delle scuole superiori e le nostre campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e ai nostri sostenitori culminate nel docufilm intitolato “Natur-Ability: una ricetta per l’inclusione” (https://www.youtube.com/channel/UCCkBdKBCGeRT6wt2dhtq0YA/featured) e nei più recenti video “Il mondo al contrario: includere si può” (https://www.youtube.com/watch?v=QwGeHOKH5P4) e “Le dieci regole da seguire ai tempi del Coronavirus” (https://www.youtube.com/watch?v=k-C9hFicHcY). Dietro a tutto questo, un selezionato team di psicologi, psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali, avvocati, videomakers, progettisti, esperti in comunicazione che hanno garantito un continuo lavoro di presa in carico e cura della persona, di counselling psicologico e familiare, di counselling legale e di orientamento al lavoro e di ricaduta territoriale delle azioni.

Cari lettori, non sappiamo se siamo riusciti sempre a trasmettervi l’emozione che guidava il nostro impegno, se siamo stati in grado di farvi arrivare, ovunque voi vi troviate, l’importanza di questo tipo di lavoro per il tipo di territorio nel quale operiamo. Un territorio forse noto per la sua vocazione turistica, ma tremendamente deficitario per quanto riguarda la sua capacità di inclusione dei suoi stessi cittadini e cittadine in condizione di marginalità sociale.

Per due anni, grazie al sostegno economico della Regione dedicato proprio alle aree più marginali del Lazio, siamo stati al fianco non solo dei ragazzi (tutti giovani disoccupati con disabilità certificata di età compresa fra i 18 e i 35 anni di età) che ogni mattina si sono potuti svegliare con un obiettivo da perseguire e con un senso da dare alla loro giornata. Siamo stati al fianco anche di intere famiglie che hanno potuto vedere alleviato il loro carico emotivo legato alla difficoltà di elaborare la discrepanza fra figlio immaginato e figlio reale, a sentimenti di inadeguatezza e frustrazione dovuti alla mancanza di servizi e risorse nonché alla destabilizzazione psicologica dovuta alla riorganizzazione delle proprie abitudini che la presenza di un figlio con disabilità comporta. Non abbiamo voluto lasciarli soli nemmeno in quest’ultima fase di isolamento forzato legato all’emergenza sanitaria e siamo riusciti, grazie alla tecnologia, a entrare nelle case di ciascuno e garantire una nostra presenza e un nostro accompagnamento costante…oltre a tanti, tanti sorrisi!

Un lavoro sinceramente apprezzato anche dalla Regione Lazio, attraverso il suo referente (dott. Fabio Faina) che ci ha monitorato e seguito in ogni fase operativa in questi due anni di finanziamento e che non è voluto mancare nemmeno il giorno del suo compleanno al saluto finale che ci siamo dati tutti via Skype (https://www.youtube.com/watch?v=q9Vj5E_Zocg). Un lavoro stimato e atteso anche dalle autorità locali che hanno sempre preso parte alle nostre iniziative pubbliche.

Ci troviamo ora alla fine di una stagione di questa fantastica avventura, durata due anni, e non intendiamo arrenderci alle difficoltà legate all’assenza di finanziamenti pubblici per poter dare continuità a un sostegno che ci viene richiesto da più fronti, in primis dai ragazzi e dalle loro famiglie. Se un progetto è potuto iniziare quasi per caso sull’onda di una carica energetica positiva, ancor di più ora, carichi delle esplosive energie di vita che questi fantastici ragazzi ci hanno trasmesso in questi due anni non intendiamo sospendere ciò che nel tempo si è sviluppato in un vero e proprio programma: includere si può! Anzi si deve!! Con l’aiuto di tutti, noi ci saremo ancora!